Sangue bleu
(60’ + extra, 24 pp.)
a cura di Mariann Lewinsky
Nel 1914, Sangue bleu è il film che elegge Francesca Bertini a diva: la più acclamata, la più popolare, la diva italiana per eccellenza. Saranno il suo nome, i suoi gesti, le sue toilettes sontuose, il suo versatile e drammatico talento a dominare gli schermi nella stagione breve ma intensa (fino alla fine del decennio) in cui il cinema italiano era, semplicemente, il più bello del mondo.
Presentato nello splendente restauro curato dal Nederlands Filmmuseum, Sangue bleu è un melodramma coniugale di tradimento e abbandono, una storia di contrastato amore materno, un intrigo di degrado femminile riscattato infine dalla nobiltà del sangue e del sentimento. Conquistò le platee dell’epoca, ma il suo è un fascino che ancora incanta: per la cura sofisticata della messinscena, affidata a uno dei più grandi registi del muto italiano, Nino Oxilia, che restituisce come nessun altro il delirio dell’eleganza borghese anni Dieci; e per l’interpretazione della diva Bertini, che modula ogni sfumatura del sospetto, del dolore, dell’amore, della disperazione facendosi strada in un mondo di sete, pellicce, fiori e palmizi – tracce languide di un mondo antico al quale la Bertini oppone la forza d’un personaggio femminile imperioso, appassionato e ‘moderno’.
Tra gli extra: photogallery e un docu-film su Nino Oxilia, a cura di Giovanni Lasi.
Le immagini fotografiche inserite nel docu-film provengono da: Archivio Martinelli e Archivio Lugli (Archivio Fotografico della Cineteca di Bologna); Archivio Riviste della Biblioteca della Cineteca di Bologna; Archivio Fotografico e Archivio Riviste e Monografie del Cinema Muto del Museo del Cinema di Torino; Archivio Patrizia Deabate (www.giovinezza900.it)
Nel booklet: un’analisi del film di Michele Canosa, saggi su Bertini, Oxilia e il restauro del film a cura di Giovanni Lasi e Ivo Blom.